Comunicazione digitale degli studi legali: perché gli avvocati non sfruttano come potrebbero i media digitali?
Quanti avvocati, sia essi singoli professionisti, sia essi associati in studi di varia dimensione, sfruttano bene i media digitali per comunicare la propria professionalità e prima ancora, e ben più importante, la propria esistenza ai milioni di utenti del web in cerca di aiuto e consulenza in campo legale?
Prima ancora di questa domanda, purtroppo bisognerebbe in molti case porsene un altra, assai più radicale: quanti degli avvocati attualmente in esercizio e iscritti ai rispettivi ordini Professionali sanno cos’è e a cosa serve davvero un sito web?
D’altra parte bisogna ammettere che la poca familiarità con il web di una grande parte degli avvocati italiani è stata per anni generata dalle regole deontologiche che, nell’intento (condivisibile) di mantenere alto il decoro e l’etica professionale, non sono state mai formulate con chiarezza lasciando troppo speso spazio all’interpretazione con il risultato che per molto tempo si è preferito non fare nulla piuttosto che incorrere in un qualche provvedimento disciplinare.
Il grande equivoco in cui sono incorsi molti professionisti è sempre stato equiparare il sito web di studio, che presenta i servizi e le personali peculiarità professionali, alla mera pubblicità. Un sito web equivale, perdonatemi la semplificazione, ad un biglietto da visita, ne avete uno? Direri che la risposta è si, anzi probabilmente è la prima cosa di cui ci si munisce appena iscritti all’albo.
Come tutti i biglietti da visita, più è completo, più informazioni da a chi lo riceve, più è curato, più parla della passione e cura che il professionista mette nel suo lavoro. Ovviamente, e qui le regole deontologiche non si discutono, il biglietto da visita non deve contenere falsità, non deve dichiarare cose non vere o generare in chi lo riceve la convinzione che il professionista abbia competenze che in realtà non ha.
Ora, dato per certo questo, se riteniamo che un biglietto da visita possa, con grande semplificazione, essere equiparato al sito web dell’avvocato o dello studio legale non vi sono ragioni di per non averne uno. Inoltre il sito web professionale, è qui ci stacchiamo decisamente dall’analogia con il biglietto da visita, possiede caratteristiche e potenzialità assi più vaste e, ahimè, del tutto sottovalutate.
Un sito web è a disposizione di decine di milioni di utenti del web che ogni giorno eseguono decine di migliaia di richieste attraverso i motori di ricerca: un bacino di potenziali clienti che definire immenso risulta riduttivo.
Un avvocato o uno studio legale che pensi di poter ignorare questa situazione (ormai consolidata da molti anni) è un professionista o uno studio di professionisti che rinuncia ad un bacino di clienti potenzialmente infinito.
Immagino a questo punto le smorfie di scetticismo e la diffidenza nei confronti di queste mia parole, quindi diamo i numeri delle più recenti statistiche sull’uso del web in Italia (fonte we are social 2016) in modo che non sia possibile considerare quello che dico una mera opinione personale:
Su una popolazione di quasi 60 milioni abitanti, ben 37 milioni sono utenti attivi di internet. Di questi 37 milioni il 79% accede ad internet ogni giorno. Questi numeri di per se sono già impressionanti ma nulla a confronto del fatto che ogni giorno (e il dato è limitato a Google, qui l’articolo), nel mondo, vengono esaminate 20 miliardi di pagine web con più di 3 miliardi di ricerche al giorno.
Avere un sito web, correttamente ottimizzato per essere trovato (di questo parleremo più avanti), significa essere presenti in una mercato potenziale immenso e posizionarsi quale professionista specilizzato in determinate materie per chiunque abbia bisogno di consulenza mirata. Il sito web del professionista legale va trattato alla stregua di quello che è il blog aziendale per l’azienda: il principale strumento di conversione del potenziale cliente in cliente reale.
Forse adesso è il caso di masticare e digerire la questione: informatevi, leggete e capirete che il mercato non è più quello di 20 anni fa e una enorme fetta dei potenziali clienti occi si intercetta sul web.
Vi lascio con una domanda: quanti di voi, quando hanno bisogno di acquistare un prodotto o un servizio non si siedono davanti al pc e… passano del tempo cercando. valutando, confrontando, chiedendo ad altri utenti ecc….?