In Italia due start-up su tre hanno il sito che NON FUNZIONA: alla faccia dell’innovazione e…della comunicazione.
In Italia Due start-up su tre hanno il sito che non funziona: alla faccia dell’innovazione e…della comunicazione.
Leggendo un interessante e al contempo, passatemi il termine, sconfortante articolo su Wired apprendo che due start-up su tre in Italia hanno il sito che non funziona.
Ma approfondiamo i dati emersi dall’inchiesta di Instilla, società specializzata in marketing digitale, che ha esaminato le startup iscritte al Registro delle Camere di Commercio alla data del 31 dicembre 2015..
Su più di 5000 imprese iscritte al registro solo il 58,3% indica di avere un sito web e di queste, solo 2167 risultano funzionanti: un primo dato che la dice lunga cultura della comunicazione che esiste in Italia. Il dato appare ancora più desolante se si pensa che stiamo parlando di start-up, ovvero di imprese che fanno dell’innovazione una connotazione essenziale della propria costituzione. In questa senso l’assenza del canale digitale per eccellenza finalizzato a comunicare la propria idea al mondo denota disattenzione, approssimazione una lacuna dal punto di vista organizzativo e comunicativo imperdonabile. Non si dica per favore che quel 40% abbondante di imprese non aveva i fondi sufficienti ad organizzare la propria comunicazione sul web poiché i costi di creazione e gestione di un sito, oggi, non sono affatto proibitivi.
L’assenza di un canale digitale di comunicazione comer il sito poi porta con se, inevitabilmente, un handicap di visibilità, a livello internazionale dai costi altissimi.
Mi chiedo se i grandi nomi italiani che hanno realmente innovato sfondando soprattutto a casa di chi innovazione la fa da decenni prima di noi, ovvero nella Silicon Walley, si sono potuti permettere di non avere un sito web nelle prime fasi di lancio delle proprie imprese, oggi milionarie. Facendo un paragone è come se ci allenassimo per cercare la vittoria in una maratona correndo in cerchio intorno a casa nostra, inutile.
I dati non si fermano qui però: solo il 49,2% dei siti dichiarati sono ottimizzati per la visualizzazione da smartphone e tablet.
Perciò non basta che non do alla mia idea la visibilità e la credibilità che merita (perché sia ben chiaro, l’idea è di sicuro buona) ma quando lo faccio cerco bene di far fuori dal mio orizzonte quasi i due terzi di chi naviga in internet, ovvero coloro che navigano, per scelta o meglio per professione da smartphone e tablet di varia natura.
Purtroppo, senza in alcun modo voler generalizzare (l’eccezionale creatività italiana è fuori discussione) tutto questo appartiene ad un modo di agire tipicamente italiano: approssimativo, pretenzioso e chiuso.
Il registro delle start-up innovative finisce ancora una vola sotto accusa (la prima era che non raccogliesse nessuna star-up innovativa) ma forse chi dovrebbe interrogarsi sono coloro che vi fanno parte portando avanti un progetto che si vorrebbe innovativo.
#BCD